Impresa ZETA con forte esposizione bancaria; fornitori in allarme; fisco silente ma inesorabile.
L’imprenditore, poco saggiamente, operava in forma di impresa individuale e quindi anche i beni personali erano pienamente esposti al rischio d’impresa che era ora molto concreto. Operava in campo artigianale ed era apprezzato per la sua attività ma alcuni investimenti immobiliari sbagliati (2 milioni di euro), estranei alle sue competenze, lo stavano trascinando a fondo.
Analizzato l’andamento aziendale è risultato che l’attività artigianale tipica produceva un certo margine; si trattava di separarla dalla parte marcia e fare in modo che i creditori (soprattutto banche e fisco) accettassero una dilazione compatibile con i flussi di cassa prodotti da tale attività. Per quanto riguardava il fisco si è ricorsi alle rateazioni previste dalla legge; per il restante indebitamento si trattava di quanto riguarda la banca si trattava di rinegoziare il mutuo a condizioni più favorevoli e ragionevoli.
Non vi è dubbio che quest’ultima avrebbe potuto respingere l’offerta ponendo in esecuzione i beni personali dell’imprenditore; ma con quali tempi di realizzo? Con quali incassi effettivi al termine dell’esecuzione?
Anche in questo caso l’intervento dei professionisti ha consentito di illustrare l’opportunità di non estinguere un’attività imprenditoriale fondamentalmente sana facendo accettare una dilazione di lungo termine a condizioni sostenibili e comunque migliori anche per la banca. Non da ultimo anche il clima familiare ne ha risentito positivamente.