La riforma della riforma

La riforma del Codice della crisi d’impresa, non ancora entrato in vigore, subirà altre modifiche entro settembre. Il dato non è di per sé negativo; infatti alcuni aspetti lasciano perplessi non solo i tecnici ma, in primo luogo, gli imprenditori.
Il tema dei controlli comporta che una gran parte delle piccole e piccolissime società a responsabilità limitata, in base alla normativa appena introdotta dovrebbe dotarsi di un sindaco/revisore; si calcolano circa 300.000 società che sarebbero soggette a tale nuovo, e peraltro costoso, obbligo.

L’altro aspetto è quello che riguarda gli indici di allarme, gli alert; in sostanza superati certi limiti, in corso di definizione, l’imprenditore rischia di essere marchiato come soggetto in crisi (dal controllo interno o dagli enti pubblici) con conseguenze drammatiche per quanto riguarda i rapporti con clienti, fornitori e banche. Se da un lato pare giusto l’intento di rilevare al più presto la crisi per cercare di risolverla, l’esperienza insegna che parametri standardizzati applicati a tutto il mondo imprenditoriale, rischiano di apportare più danni che benefici.

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